venerdì 28 marzo 2014

CONCORSO HELLSGATE CHRONICLES - Racconto #04

VALENTINE'S DAY
di Lidia Ottelli

La pioggia cadeva imperterrita lungo il vicolo stretto e poco illuminato. Camminavo sul marciapiede incollata al muro guardando con circospezione la via di fronte a me. L’umidità tipica della stagione e il freddo, facevano gocciolare le pareti degli edifici in pietra e l’acqua che scorreva dalle grondaie, mi bagnava le gambe fino quasi alle ginocchia.
Un’ondata di vento anomalo mi passò vicino, troppo vicino perché fosse solo vento. Nella quiete di quelle buie strade, vedevo muoversi un’ombra alquanto sospetta. Il mio orecchio destro si tese in cerca di un qualsiasi rumore che mi portasse vicino alla creatura che mi stava inseguendo. Il freddo mi stava congelando le punte delle dita che sfregavo energicamente a ogni passo.
L’ombra da lì da poco si avvicinò. L’essere stava nel centro della strada immobile in silenzio sfidandomi. Il suo sguardo trasognato esprimeva stupore, una condizione tragica della sua mente malata, un trasporto che non si poteva evitare di cogliere.
Si mosse appena inchinando il viso verso sinistra fissandomi con gli occhi bianchi e le pupille nere come la pece. Le labbra sottili mi sorrisero, le sue palpebre socchiuse non mi toglievano gli occhi di dosso. La sua carnagione bianca con venature viola, era ricoperta dal sangue di qualche malcapitato di sicuro la sua cena. Lo stato della sua putrefazione era avanzata, questo faceva supporre a uno Zombie vecchio e poco curato.
Non distoglievo il mio sguardo e iniziai a passeggiare di fronte a lui.
«Finalmente ti ho trovato» esclamai ad alta voce.
In pochi minuti si scagliò verso di me con le sue unghie nere affilate e la bocca spalancata che mostrava i denti aguzzi con pezzi di carne incastrati dentro di essi.
Non esitai, ero pronta, ero una cacciatrice di esseri non morti e per lui era la fine.
La mia spada tagliente era pronta per essere sfoderata, con un rapido movimento, un solo colpo, estrassi la mia arma e prima che quell’essere si avvicinasse ulteriormente, gli tagliai la testa e lui cadde in ginocchio davanti ai miei piedi e poi a terra, morto stecchito.
Dopo un’ora, i ratti avevano lentamente mangiato la loro cena sull'asfalto pieno di sangue e di carne in putrefazione. Con il piede spostai quegli animali e uno di loro mi fissò con occhi rossi brillanti i miei pensieri correvano attraverso la sua mente.
Ero stata rapita da un’angoscia che non avevo mai provato prima, i miei occhi si bloccarono sui suoi per qualche istante. Scossi la testa, rendendomi conto che la mia immaginazione, in questa serata grigia, era stata messa a dura prova.
Battei le palpebre un’altra volta e quel topo mi pizzicò con i suoi minuscoli denti gli stivali e scappò via. «Stupido ratto» inveì contro di lui.
Mi resi conto che ero in piedi, vicino al luogo, dove avevano catturato e ucciso Lucas un anno fa proprio il giorno di San Valentino come oggi. La cosa più brutta? Non aver potuto fare altro se non scappare da quel luogo mentre Ryan, lo Zombie anziano, uccideva e si nutriva dell’unica persona che amavo più di me stessa. Cercai di elaborare un nuovo pensiero fissando la fiamma della candela tremolante attraverso il buco buio di una finestra, l'unica prova che avevo era morta. L’unico Zombie che mi poteva portare dal loro capo, giaceva poco distante da me.
Una voce terrificante mi scosse improvvisamente il corpo.
«Vieni qui, umana» Quella voce stava trapanando la mia mente. «Giochiamo».
«Chi sei?» Chiesi osservando ogni angolo intorno a me.
«Sono tutto e nessuno. Sono il tuo incubo e la tua salvezza. Sono quello che ti porterà in un nuovo mondo fatto di sangue e sete, di fame e terrore».
La strada era improvvisamente inondata da una luce intensa, così intensa, che dovetti portare il mio avambraccio per proteggere gli occhi.
Qualcosa mi stava afferrando. Ero avvolta da un’enorme ragnatela che improvvisamente bloccava il mio corpo, iniziai a dimenarmi ma non riuscii a liberarmi da quel filo che si appiccicava alle mani.
Delle voci sussurravano in lontananza, ero avvolta da quella luce, delle persone mi fissavano con occhi rosso ciliegia, sentivo il loro fetido odore e la loro pallida immagine avvicinarsi sempre di più.
«La razza umana! E' difficile immaginare che sono stato uno di loro molto tempo fa».
Non riuscii a rispondere la mia voce era bloccata in gola. Una spessa coltre di nebbia avvolse quella misteriosa persona che si avvicinava. Aveva la testa coperta dal cappuccio del suo mantello di tonalità terra, non vedevo né il volto né il suo corpo. Questa non era la situazione peggiore che avevo affrontato da quando ero diventata cacciatrice, ma ero spaventata dall’ignoto.
Inspirai profondamente, mi sentivo come se ci fosse una sorta di piastra metallica che premeva contro il mio petto, mi sentivo soffocare. Il sudore lentamente gocciolava dalla fronte poi sulla guancia e infine sul collo.
«Hai paura Ellen? Per anni hai ucciso trattandoci come carne da macello. Ora eccoti qui davanti a me finalmente».
«Allora, cosa significa tutto questo?» Chiedo finalmente con un filo di voce.
«Sei troppo curiosa» mi disse ridendo.
«Non mi fai paura Zombie» inveisco contro di lui con tutta la rabbia che avevo in corpo.
L’uomo si toglie il cappuccio lentamente. Quel ragazzo, quell’uomo lo conoscevo, il cuore iniziò a battere all’impazzata un dolore atroce si alzò dalle viscere, era impossibile quello che vedevo non poteva essere reale. Stavo solo sognando, “svegliati questo, è un incubo” mi dissi indietreggiando libera dalle ragnatele. I miei occhi spalancati erano increduli, la gola secca mi toglieva il respiro.
Il cuore sembrava voler uscire dal petto, il dolore lancinante non dava pace. Davanti a me c'era Lucas il mio amore! Era impossibile, era impossibile!!
«Ciao amore mio. Ti chiederai cosa significa» si spostò poco distante «Ryan mi ha dato un dono, mi ha insegnato a essere un essere superiore. Posso parlare e agire, pensare ed essere tutto quello che ho sempre voluto… un essere unico».
«Lucas…» esclamai incredula.
«Non devo più preoccuparmi di niente, mi sazio delle menti d’inutili umani e finalmente sono appagato».
La sua voce era terrificante non era possibile, lui non era il mio Lucas.
«Ora tu mia adorata» si fermò per avvicinarsi al mio viso «sarai come me e insieme vivremo Zombie e felici per l’eternità».
«NO!» gridai il mio disappunto «io non voglio essere uno schifoso essere, tu sei pazzo».
Un sogghigno apparve sul suo viso lacerato da graffi e cicatrici, il suo avvicinarsi mi stava mettendo al muro ero ormai vinta e sconfitta.
«Amore mio, questo è il mio dono per te».
Un morso avvinghiò il mio collo facendo emettere un gemito di dolore.
«Buon San Valentino mia adorata Zombie…».

BIOGRAFIA AUTORE
Lidia Ottelli è nata e cresciuta in provincia di Brescia nel 1976.
Accanita lettrice appassionata di fantasy, paranormal e thriller, scrive e ha scritto soprattutto per sé stessa. Alcuni brevi racconti sono pubblicati sul suo Forum “Il Rumore del Sangue” e su altri siti sempre della stessa piattaforma dedicati a chi ha la passione per la scrittura.
È ideatrice del Blog e della pagina Facebook “Il Rumore Dei Libri” dedicato agli scrittori emergenti dove recensisce e presente i nuovi scrittori.
Scrive in collaborazione con altre Blogger e scrittrici, su una rivista online di nome Eclettica, dove ha una rubrica dedicata agli esordienti/emergenti. È un’amante di film horror, serie tv, di manga e anime.
Nel 2013 ha scritto dei brevi racconti per delle antologie:
Ottobre 2013 I Demoni di Halloween antologia Halloween Novels per di Le passioni di Brully;
Novembre 2013 Il Settimo cadavere l’antologia Merry Christmas Mr.Death per La Mela Avvelenata BookPress editore digitale;
Dicembre 2013 Lo Spirito del Natale per l’antologia Christmas Fantasy Dark per My secret Diary, La Passioni di Brully e Il Rumore dei Libri.
I suoi siti:
Blog: BLOGGER
Facebook : LINK

RECENSIONE e VOTO ★★★☆☆ (3,1)
a cura di Violet Nightfall
“E tutti vissero Zombie e felici”…
Un racconto molto carino, devo ammetterlo, che mi ha strappato un sorriso verso le battute finali. La storia si focalizza sugli ultimi attimi di vita di Ellen, a quanto pare una cacciatrice di zombie.
Unico neo di questo racconto la narrazione; mi spiego meglio. L’idea è originale e inaspettata ma il racconto ha un andamento troppo frenetico. Non solo, verso metà del racconto veniamo introdotti al passato di Ellen, che ha perso il proprio innamorato per colpa di uno zombie. Ebbene qui manca qualcosa, una spiegazione sul mondo in cui vive la protagonista, un breve accenno a come e perché è diventata cacciatrice e che genere di zombie sono quelli a cui da la caccia.
Per il resto ho trovato il racconto molto interessante, un’innovazione del genere, zombie senzienti… dove mai si è visto!
Mi complimento con Lidia Ottelli, che ho già apprezzato nella raccolta di racconti natalizi edita dalla “Mela avvelenata”, dal titolo “Merry Christmas with Mr. Death”; anche qui trovo una vena di sarcasmo dark, tingere l’intera vicenda. Una firma difficile da dimenticare!

4 commenti:

  1. Grazie :) hai ragione su tutto! Io purtroppo non so scrivere racconti corti (neanche quelli lunghi a essere sincera) ahahah *_* cmq ci ho provato

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    1. Ma smettila Lidia >w< ti ho detto, c'è una piccola imperfezione però è bello uwu mi è piaciuto! E soprattutto è innovativo!!

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  2. ahah bello! mi è piaciuto, anche se non sono per le cose cruente. Però hai uno stile piacevole e dettagliato. Non ho capito se lei era innamorata veramente di Lucas o no perché sembra più che altro disgustata (sia prima che dopo la sua morte), però son felice che possano stare insieme da Zombie! :)

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