venerdì 28 marzo 2014

CONCORSO HELLSGATE CHRONICLES - Racconto #06

'BUON S. VALENTINO AMORE', UN CAZZO
di Prisca Turazzi

«“Buon San Valentino, amore” un cazzo.»
La levetta cigolò, come sul punto di spezzarsi. «Non ti azzardare.» La linguetta tenne e il coperto di latta si sollevò liberando il retrogusto stantio dei funghi. Si leccò le labbra screpolate, gettò la testa all'indietro e si versò in bocca funghi e olio di semi. Storse le labbra e trattenne in fiato, mentre si forzava a masticare la poltiglia.
Ingoiò il boccone.
«Quanto tempo è passato, Lauren?» borbottò, con ironia. «È ancora Natale, là fuori? Hai detto che avresti guardato.»
Alzò lo sguardo e si lanciò un'occhiata attorno. Il bunker era vuoto oltre loro, con la coda dell'occhio riusciva a intravedere i lineamenti di Lauren. Ricordava ancora i suoi capelli rossi e ricci. La chiamava Streghetta.
«Ti arrabbi se ti dico che non ricordo più la tua faccia?» Ridacchiò fra sé. «Certo, che ti arrabbi. Ti conosco troppo bene. Forza, vai a vedere. Magari se ne sono andati. Magari hanno lasciato Hellsgate.»
Si rigirò la lattina tra le mani. Aggrottò la fronte nello sforzo di ricordare. Lauren aveva gli occhi verdi o nocciola? Il naso, com'era? Eppure, l'aveva baciato tante volte. Era stupendo vederla arricciare il naso. Ricordava solo il brivido, non il naso che si arricciava.
Erano rimasti i suoi capelli rossi e ricci. Nient'altro.
«Sempre a rimuginare, quando fuori la gente viene sbranata» disse Arthur lanciando una pallina da baseball. La prese al volo, ma la lattina scivolò dalle dita e rovesciò una manciata di funghi sul pavimento di cemento. «Cristo! Che cazzo ti passa per quella testa bacata?» sbottò e si affrettò a raddrizzare la lattina a terra. Il puzzo della conserva aleggiò nelle nelle sue narici, nauseante. «Mi hai fatto buttare mezza cena.»
Lo sentì scoppiare a ridere a squarciagola. Anche il profondo taglio sotto il mento si allargò creando una gracchiante eco.
«Smettila» replicò, «o sveglierai Lauren».
Arthur smise di ridere, le rivolse uno sguardo colmo di commiserazione. Si avvicinò e si sedette sui talloni. «Ma quando la smetterai di giocare?»
«Che cazzo dici?»
Lo vide piegare la testa, il taglio alla gola assunse la forma di una smorfia. «A fingere. Stai ancora giocando a fingere. Fingere che Lauren sia ancora viva, come me.»
Gli lanciò la lattina, che attraversò esattamente l'apertura della gola e si premette le mani sulle orecchie.
«Te l'avevo detto che ti avrebbe raggiunto la pazzia a star qui dentro» lo sentì continuare, il tono piatto.
«Devi uscire da questo maledetto bunker.»
«Mi mangeranno.»
«Morirai lo stesso. Hai ucciso me, hai stretto la mano di Lauren mentre le piantavi un coltello da cucina nel cuore per non lasciarla all'infezione. Esci, ti prego. C'è una qualcuno che ti aspetta.»
«Odio San Valentino.»
Alzò lo sguardo sulla luna, ancora bassa e sbiadita dal tramonto.
Non ricordava di aver lasciato il bunker, eppure ora era all'aria aperta. La preoccupazione per Lauren svanì appena sentì un grugnito alle proprie spalle.
Si volse.
C'era un ragazzo. Biondo, dal fisico atletico nonostante la morte l'avesse reso un poco emaciato. Ragnatele scure disegnavano tatuaggi scuri in corrispondenza delle vene. Gli occhi sbiaditi erano assorti nel sostenere lo scambio di sguardi.
Sentì il proprio cuore perdere un battito, non aveva mai provato attrazione per i maschi. Eppure, sentiva l'ebrezza dell'amore.
«È tuo.» Il sussurro doppio di Arthur nell'orecchio destro. «È il mio regalo di San Valentino. Mio e di Lauren.»
Si avvicinò. Il ragazzo soffiò come un gatto con un ringhio: doveva essere morto davvero da poco se le corde vocali non avevano ceduto. Si appoggiava sulla gamba sinistra in modo goffo.
Lo invitò ad avvicinarsi allargando le braccia, cercò di convincerlo della sua innocenza. Del suo amore.
Il ragazzo barcollò in avanti, afferrò la sua testa per la nuca e addentò le sue gengive in un pungente bacio.
Il sangue inondò il mento. Lo zombie prese a mordere le guance.
Mi sta mangiando la faccia.
«Buon San Valentino, amore» disse il fantasma di Lauren in un'eco lontana.
Un barlume rossiccio alla coda dell'occhio.
«Ora possiamo stare insieme.»

BIOGRAFIA AUTORE
PRISCA TURAZZI ha partecipato in alcune antologie autoprodotte.
Nel 2012 ha partecipato all’antologia 365 storie d’amore, edita Delos Books e curata da Franco Forte; in seguito, il racconto La Cura è stato selezionato per il Terzo Almanacco di Lettere Animate Editore.
Nel luglio 2013 ha pubblicato sotto lo pseudonimo di Nadia Arabeschi il romanzo Breaking Destiny, edito ePubblica.
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Nell’ottobre 2013 ha esordito con il titolo Hernest, edito Alcheringa Edizioni.
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VOTO E RECENSIONE: ★★★☆☆ (3,3)
a cura di Ornella Calcagnile
Per me non è un racconto chiarissimo, ho dovuto leggerlo più volte per capirlo e dare una giusta interpretazione, ma probabilmente non c’è una lettura univoca. L’idea è buona, ma è trattata in modo confuso. Allungare un po’ il testo per spiegarlo, avrebbe reso più facile la comprensione e coinvolto maggiormente il lettore. Preso nell’insieme, è nuovo, accattivante, ma dovrebbe essere più limpido. Non tutti i lettori si soffermano troppo sulle cose complicate ed è meglio che il testo sia chiaro già a primo impatto.

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