IL SECONDO NOSTRO PRIMO INCONTRO
di Enrico Arlandini
Strabuzzò diverse volte gli occhi, per abituarli alla luce.
Quel luogo gli era familiare anche se i ricordi apparivano
confusi e frammentari.
Sdraiato sull’erba, osservava le nuvole che mutavano
forma e consistenza, come era accaduto a lui tutto d’un tratto.
Un rumore di passi in avvicinamento lo mise in allarme.
L’udito era terribilmente affinato, arrivando a percepire
suoni fuori dalla portata di un essere umano.
In lontananza una figura esile procedeva a scatti lungo
il sentiero.
Aveva fattezze molto differenti rispetto al passato, quando
quel prato era abituale testimone delle loro effusioni.
Lei che era fatta di anima e carne, ora manteneva intatta solo la prima.
Almeno così si augurava.
Mise due dita in bocca per lanciare un fischio.
Il risultato fu rauco e strozzato, sufficiente comunque per attirare
la sua attenzione.
Incominciò a pensare a cosa avrebbe potuto dirle, ma dalla bocca
uscivano solo versi disarticolati.
Qualcosa gli suggerì che lei avrebbe compreso il senso, ricambiando
alla stessa maniera.
Gli dispiaceva accoglierla a mani vuote, quindi si inginocchiò per
radunare un mazzetto di fiori.
Una volta in piedi, non fu semplice ritrovare un minimo di equilibrio.
Ora la distanza si era ridotta e gli occhi vacui di lei risaltavano su quello
che rimaneva del volto.
Occhi nei quali spesso si era perso, consapevole di poter svelare solo
la superficie di quei pozzi neri.
Agitò le dita rattrappite, provando nel contempo a sorridere,
attraverso labbra talmente sottili.
La abbracciò stretta, sopportando l’effluvio maleodorante del corpo,
in contrasto con il buon odore che in precedenza emanava la pelle.
Quella consapevolezza lo stava pungolando in maniera crudele;
si chiese se anche qualcun altro l’avesse mantenuta, nel ritorno
alla vita.
Le tolse delicatamente la terra che si era accumulata sulle guance.
Poi la prese sottobraccio, senza avere idea di dove condurla.
Avrebbero dovuto placare ben presto lo stimolo della fame.
Il cibo prescelto si sarebbe difeso con tutte le energie, cercando
di eliminarli.
Innanzitutto doveva capire quanta scintilla di comprensione era
rimasta nel cervello della sua amata.
Provò a domandarle a gesti se lo aveva riconosciuto.
Lei si voltò un attimo, prima di concentrarsi su un punto indefinito,
senza dar segno di aver inteso.
Sarebbe servito a qualcosa ricordarle che quel giorno era San Valentino?
BIOGRAFIA AUTORE
Mi chiamo Enrico Arlandini, sono nato nel 1976 a Genova,
dove abito tuttora.
Fin da piccolo ho amato la lettura e la composizione di poesie.
Più avanti ho iniziato a scrivere racconti brevi, con i quali partecipo
a concorsi letterari e talvolta vengo incluso nelle antologie. Come altre passioni ho la musica, il calcio e il cinema.
Adoro i cani, uno dei quali per tanto tempo mi ha fatto compagnia.
Non ho mai avuto vere e proprie pubblicazioni dei miei scritti,
che ho raccolto tramite Lulu, sito di print on demand, ai seguenti
link:
“Attraverso castelli di carta” - Raccolta di racconti
LINK
“Silenzioso come questi versi” - Raccolta di poesie
LINK
“Come disse un sub: questa volta ho toccato il fondo”
Raccolta di pensieri e battute umoristiche
LINK
RECENSIONE e VOTO: ★★★☆☆ (2,9)
a cura di Violet Nightfall
“Il secondo nostro incontro” è un racconto tanto breve quanto intenso. La storia è narrata dal punto di vista di uno dei protagonisti e ti trascina direttamente nei suoi occhi, nei suoi pensieri e sentimenti. Con lui assapori i primi istanti del cambiamento e la consapevolezza di ciò che la mutazione porta con sé… la fame, la perdita di coscienza (non nel protagonista), la caducità del corpo… tutto questo viene affrontato dal nostro Romeo (così lo chiamerò) in maniera quasi naturale e distaccata.
L’immagine che questo racconto mi ha suggerito è quella di due anziani che si incontrano dopo anni di separazione, al tramonto della loro vita. La volontà di ripercorrere il passato, la dolcezza di un semplice gesto, come quello di raccogliere dei fiori per l’amata.
Ma poi il sogno, anzi il desiderio del nostro protagonista, viene infranto nel momento stesso in cui si rende conto che forse, quella scintilla, quel barlume di ingegno che lui ha mantenuto, non appartiene anche alla sua compagna.
La scrittura è leggera e delicata, scorrevole e piacevole. La narrazione fresca ti permette di entrare immediatamente in sintonia col personaggio.
Bella anche la visuale che l’autore introduce, come se una vecchia macchina da presa ci accompagnasse a ogni singola parola.
Unico neo del racconto, quasi insignificante, il mancato inserimento di una introduzione al personaggio femminile:
“In lontananza una figura esile procedeva a scatti lungo il sentiero.
Aveva fattezze molto differenti rispetto al passato, quando quel prato era abituale testimone delle loro effusioni.”
Qui avrei inserito qualcosa, anche poche parole per dar modo al lettore di capire che il protagonista aveva riconosciuto nella figura la donna che amava in vita. Si evince ma un po’ forzatamente.
Del resto nulla da dire, un racconto poetico che per certi versi mi ha ricordato Warm bodies (il romanzo, non il film!) che ho amato con tutta me stessa.
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